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Zuccari: una dinastia di artisti vadesi.

Sacro e profano alla maniera degli Zuccari. Dal 26 giugno al 7 novembre 2010. Sant'Angelo in Vado

La dimensione del sacro e del profano della cultura umana trova da sempre nell’arte un’ampia trattazione sia che si voglia descrivere l’aspetto religioso, quanto la dimensione del pro-fanum-che sta fuori dal tempio- descrivendo i particolari eventi che sono parte della vita dell’uomo. Questa
dualità vive nell’Umanesimo un denso confronto e il vivace dibattito della ricerca culturale del ritorno all’antico, al mondo classico in rapporto con le dinamiche della fede cristiana, configurandosi come divina proportio, non ha perduto il suo fascino di provocazione, riproponendo all’uomo di
oggi la tematica della via virtuosa nel rapporto fra fede e ragione.
Questo raffronto fra le due dimensioni si acuirà nel periodo della Maniera in cui confluiranno contraddizioni e impeti riformisti e Controriformisti, guidati dagli interessi dogmatici e catechetici della Chiesa che sotto gli auspici e gli insegnamenti di San Carlo Borromeo stabilirà i canoni che
potessero tradurre i dettami conciliari tridentini che furono recepiti dagli artisti secondo la propria inclinazione, come l’urbinate Federico Barocci e Taddeo e Federico Zuccari, assieme a coloro che con questi principi vollero confrontarsi. Gli artisti vadesi riuscirono ad ascoltare quelle emergenze
estetiche che traducevano un linguaggio formale capace di raggiungere non solo le corti italiane, ma anche quelle europee, dandoci testimonianza di quanto questa pittura è stata capace di interpretare il suo tempo e la sua cultura. La fortuna di questa esperienza estetica zuccaresca è ricca da un lato da una formulazione iconografica a soggetto religioso in cui l’esperienza pittorica della grande produzione di Michelangelo e Raffaello viene metabolizzata ricreando un virtuosismo disegnativo che propone lo stereotipo delle proporzioni a tal punto da divenire maniera, mera Accademia. In questa sorta di esaltazione della cifra stilistica e della sua enfasi che il mondo classico-pagano offre la felice possibilità agli Zuccari di affrontare un discorso moraleggiante aprendo a dinamiche oniriche e letterarie e facendoci scoprire l’anima innovativa degli artisti vadesi. In questo il lavoro scientifico che ci aggiungiamo a percorrere dopo i grandi lavori monografici (C. Acidini Luchinat, Taddeo e Federico Zuccari : fratelli pittori del Cinquecento, Milano 1999 – B. Cleri, a cura di, Per Taddeo e Federico Zuccari nelle Marche, Ancona 1994), sotto gli auspici del restauro e dell’acquisizione di nuove opere da parte dello Stato ed oggi conservate presso la Galleria Nazionale delle Marche, vuole intraprendere un’ulteriore riflessione iconografica su queste tematiche. Sembra rilevante considerare queste opere del XVII secolo come ancora oggi parlanti e non solo portatrici di valori passati o solamente filologici ed estetici, ma capaci di spiegare dimensioni culturali non ancora risolte e che possono essere di nuovo portatrici di senso e oggetto della nostra conoscenza.

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